Il Pagellone del Gran Premio di Abu Dhabi

E siamo arrivati all'epilogo. Abu Dhabi cala il sipario sulla stagione 2025: l'ultimo giro dell'anno, quello che chiude, sistema, consegna. Un "arrivederci" sussurrato in un tramonto lungo, perfetto per farsi compagnia.
Con questa gara si conclude anche il nostro piccolo rituale settimanale. Grazie a voi, Fedeli Lettori, per l'allegria dello stare insieme: senza di voi resterebbero solo venti macchine che girano. Con voi invece c'è sempre una storia. Se la rubrica vi ha divertito, lasciate cinque stelle su TheFork, un like su Spotify, una recensione entusiasta su Vinted.
Ma non è ancora l'addio: manca la sfida definitiva, quella dei capi - sì, proprio loro. Ultimo appuntamento prima degli auguri di Natale: lunedì prossimo, le pagelle dei team principal.
Godiamoci la notte di Yas Marina. Poi, come sempre, si spegneranno le luci. E come sempre, noi torneremo a inseguirle.
McLaren, voto 10: Un risultato che vale una carriera per Lando: un ragazzo dolce come Babbo Natale in un ambiente dove, di solito, sopravvivono solo i Krampus. Imbrigliato in una strategia da tutela delle minoranze, si è trovato a gestire un ritmo che aveva più a che fare con la strizza - giustamente - che con la corsa pura, mentre da lontano guardava Piastri e Verstappen: uno teneva aperto il sacco e l'altro ci badilava dentro.

Eppure è bastato: terzo al traguardo e Campione del Mondo. Congratulazioni, stella. Adesso però esci dalla cameretta: il Re del Circus sei tu.
Dall'altre parte del box, rimarrà il rimpianto di una seconda parte di stagione mogia come un'insalata mista. Succede, eh: anche i santi ogni tanto staccano la spina.
Però nelle mani di Oscar è scivolata un'occasione che, forse, non capiterà più. Goditi le vacanze, caro Oscarino: a Norris, volente o nolente, hai già recapitato il regalo di Natale.
Red Bull, voto 10: Da un lato il neo Campione, dall'altro Max Verstappen. Due piloti di carature e altezze completamente diverse, tanto che messi vicini sembrano Frodo e Gandalf. In ogni caso ne è uscito un finale di stagione che per noi vale come un cardiotonico, mentre per Max è sembrato il solito compitino da primo della classe: altro giro, altra pole, altra vittoria. La matematica gli dice di sedersi, il pubblico invece si alza in piedi. Bravo, bravo, bravo.

Le ultime notizie raccontano che negli uffici di Milton Keynes abbiano appena eretto una statua in memoria di Sergio Perez. "Quando c'era lui…", sospirano i nostalgici delle sue difese. Al nippo, invece, hanno fatto trovare le sue cose in una scatola di cartone, appoggiata con un certo tatto accanto al cestino dei rifiuti. Povero tapino, cosa poteva farci? Da quando è stato "promosso", il piccolo Yuki vale quanto il due di picche quando briscola è quadri. Con urgenza per lui una flebo di miso, un vassoio di harumaki - o meglio ancora un piatto di agnolotti al ragù. E soprattutto un nuovo inizio: ci auguriamo di rivederlo presto in altre vesti, magari con un occhio strizzato al WEC, dove la sua velocità potrebbe respirare di nuovo. Ciao Yuki, grazie di tutto.
Mercedes, voto 5: Il ritmo mostrato nelle prove era più falso della telefonata registrata che ti dice "abbiamo ricevuto il tuo curriculum": in gara, infatti, è stato un katastrophe autentico. Antonelli ha sgomitato nelle retrovie per tutto il week-end, mentre Russell ha combinato una qualifica da Re della Serata e una gara da nascosto in cantina.
Portano a casa una P2 nel Costruttori che consola quanto l'abbraccio di un nemico, soprattutto sapendo che la scuderia vincente ha corso con condizioni tecniche direttamente derivanti dalle loro. Diciamo che al vecchio Toto dev'essersi tesa la vena sulla fronte. Ora, occhi puntati sulla Power Unit 2026.
Ferrari, voto 8: Ma alla fine, si è capito se si preferisce l'ottavo di Lewis o il primo di Charles?
Trovare un Leclerc così grintoso all'ultimo appuntamento scalda davvero il cuore. La costanza con cui ha tenuto insieme questa stagione vale più dei punti in classifica: racconta di un pilota che all’inizio era trattato come un pony da concorso - elegante, promettente - e che ora è diventato un cavallo da soma: l'unico a tirare la carretta. In qualifica infila numeri da alta scuola circense con una macchina che, per renderla più buona, bisognerebbe friggerla. E lui, niente: pedala, sempre.
Sir Luigi ha costruito una rimonta buona, capace, quasi rassicurante. Ma la casella di partenza - ancora una volta - rimane un rebus irrisolto, una buccia di banana che costringe a ricucire.

Peccato, perché il pilota c'è, la stoffa anche, l'orgoglio pure. Eppure il 2025, messo accanto ai podi di Charles, racconta di un rendimento poverissimo. Per un pilota con uno stipendio così alto da meritarsi le guardie svizzere davanti alla porta dell'albergo, è una matematica che non torna. Caro Lewis, il prossimo anno impegnati a non dare ragione a chi ti tratta già come un ex.
Haas, voto 8: Week-end da calendario parrocchiale per l'orfanello di casa Haas, che dopo settimane a elastico trova finalmente la quadra. Ocon corre come uno che ha ritrovato le chiavi di casa: tiene dietro Hamilton - e già questo basterebbe per i titoli di giornale - ma soprattutto doma Bearman, il compagno con l'argento vivo addosso, quello che di solito parte, ti sorpassa, e mentre lo fa ti chiede pure se hai bisogno di qualcosa al supermercato.
Stavolta no: stavolta Esteban gli sta davanti, gli leva un pochino di vernice e parecchia sicurezza. Chiude l'anno con 38 punti contro i 42 del ragazzino terribile, che a parer mio si porta via - per una manciata di noccioline - il titolo di miglior rookie su Antonelli e Hadjar. Tutto è bene quel che finisce bene.
Aston Martin, voto 8: Ganassa nelle interviste, sbruffone nelle dichiarazioni. Non è il Presidente degli USA, è Fernando Alonso. Alonso, al quale Armani chiedeva suggerimenti di stile. Alonso, che la musica degli anni Ottanta la ascoltava dal 70. Alonso, che chiude con un'eccezionale P6 questa stagione a sgobbare nel mucchio.

Bravo, caro Nando, augurandoci tutti che il giocattolaio di Stratford-upon-Avon ti confezioni qualcosa di meraviglioso sotto l'albero.
Io lo so, lo so che l'avete visto tutti: due giri alla fine, DRS aperto e staccata preparata al millimetro. Così il nostro eroe Stroll beffa Sainz e Bortoleto. Nella chicane. Ripeto: nella chicane. No dico, un'azione che Verstappen si sogna di notte. Che classe, che eleganza.
Racing Bulls, voto 4: Motori con più miglia di un Boeing in prepensionamento: difficile pretendere altro. La RB arriva al traguardo col fiatone, come uno che ha fatto le scale col carico della spesa, e il cronometro non perdona. L'unica scintilla, l'unico appunto positivo sul taccuino di Herr Marko, è Lawson: coriaceo, tosto, di quelli che se gli chiedi di far perdere tempo a Norris ti guarda, annuisce e lo fa senza fronzoli, quasi con una certa allegria.
E tuttavia festeggiano: chiudere davanti all'Aston Martin è un risultato che, in famiglia, vale almeno un paio di brindisi. Non champagne, certo. Più da Sangiovese.
Williams, voto 4: Capire il tracollo di Albon è un esercizio da logica inversa, tipo farsi spiegare la meccanica quantistica da Biagio Izzo. Un tempo andava forte, forte davvero: davanti a Sainz, trascinatore, punto fisso, uomo‑copertina. Ora invece gira spaesato come me nel reparto dei Tampax: guarda a destra, guarda a sinistra, ma niente, non trova quello che serve. E soprattutto non trova più se stesso. E così resta lì, sospeso: un pilota che aveva il passo del futuro e oggi sembra solo l'ombra di un passato che non torna.

Kick Sauber, voto 7: Sette al Gran Premio, dieci alla carriera. L'ultima danza di Peter Sauber è un inchino elegante, di quelli che ti fanno alzare in piedi anche se sei in salotto in pigiama. La squadra ha fatto miracoli: dodici mesi fa raccoglievano un pugno di mosche, oggi possono dire - con un mezzo sorriso e una punta di cattiveria - podi Hulkenberg 1, podi Hamilton 0. Un dato che fa rumore, e non poco.
In Bortoleto hanno trovato un pilota del futuro, uno di quelli con la sveglia incorporata nel casco, e in Audi il partner ideale per trascinare il nome Sauber nell'eternità. Una chiusura che profuma di rinascita, e di un domani che già scalpita.
Alpine, voto 3: Siamo alla frutta? Macché: siamo direttamente sul carrello dei bolliti, con il maître che ti chiede se piuttosto non preferiresti un digestivo forte.
Quest'anno Alpine non si è certo fatta grande pubblicità per le sue auto sportive, nonostante due piloti che il talento ce l'hanno eccome: in gara sono assenti, lontani, inquadrati solo nei doppiaggi, comparse finite sul set sbagliato. Per il prossimo ciclo regolamentare serve una svolta, una scintilla che ricordi i fasti di una volta. Da domani si riparte da zero, e forse è l'unica vera buona notizia: perché peggio di così, davvero, non si può fare.
Carlo Vanzini, voto 10: La notizia, lo ammetto, ha colpito forte. Scoprire che dietro quella voce che ci accompagna da una vita c'era una battaglia enorme, combattuta nel silenzio, stringe lo stomaco. Carlo la sta affrontando con una dignità rara: niente proclami, niente palcoscenici, solo il mestiere fatto bene, sempre, come se nulla fosse.
Ha continuato a raccontarci la Formula 1 con lo stesso calore, la stessa passione, la stessa limpidezza. Ed è questa la sua grandezza: esserci, anche quando sarebbe stato comprensibile sparire. Dieci, perché non servono i sorpassi per capire chi sono i campioni. A volte basta il modo in cui attraversano le tempeste. Grazie, Carlo, ti aspettiamo tutti per la prossima stagione.
