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In questa sezione troverete le analisi più approfondite e le rubriche aggiornate sui temi di vostro interesse. I nostri articoli vi offriranno uno sguardo dettagliato sulle ultime novità e tendenze nel settore auto e Formula 1, fornendo approfondimenti professionali e contenuti di alta qualità.
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Abu Dhabi, a Max Verstappen il titolo di Hammer of the Day
Paradossale dirlo: proprio nell'unico anno in cui non ha vinto, Max Verstappen ha corso la stagione più bella della sua vita.
Jacopo Mandò
Il Pagellone del Gran Premio di Abu Dhabi
Con questa gara si conclude anche il nostro piccolo rituale settimanale. Grazie a voi, Fedeli Lettori, per l'allegria dello stare insieme: senza di voi resterebbero solo venti macchine che girano. Con voi invece c'è sempre una storia. Se la rubrica vi ha divertito, lasciate cinque stelle su TheFork, un like su Spotify, una recensione entusiasta su Vinted.
Il Pagellone del Gran Premio del Qatar
Signore e signori di ogni età e capigliatura, indossate anche voi il pigiamone da sceicco e il copricapo da vasetto di confettura: il Pagellone del Gran Premio del Qatar sta per cominciare.
Qatar, è di Max Verstappen il titolo di Hammer of the Day
Sotto le luci del Qatar ha sovvertito una gara già apparecchiata per le McLaren. "Destroyer of Worlds": i mondi, stavolta, erano arancioni papaya, polverizzati al contatto con una volontà che non conosce tregua né resa.
Sul filo del rasoio
La squalifica delle McLaren a Las Vegas ha riacceso i riflettori su tavola, skid e altezze da terra: un elemento regolamentare apparentemente semplice che continua a mettere in crisi team e prestazioni nell'ultimo atto dell'era a effetto suolo.
Il Pagellone del Gran Premio di Las Vegas
Viva, viva Las Vegas! Cornice spettacolare, luci che sembrano fuochi d'artificio, un vero paese dei balocchi dove i rettilinei filano dritti come una Route 66 in overdose di caffeina e neon. La gara? Un carosello frenetico: tenace, gonfia di sorpassi e staccate da gioco d'azzardo. Se non vinci il jackpot, non importa: altro giro, altra corsa. Tra cordoli glitterati, lotte ruota a ruota e un asfalto lucidato come un tavolo da blackjack, Las Vegas si è confermata per quello che è: un'americanata che non chiede permesso, ma ti trascina dentro con la forza di un jingle pubblicitario. E ora, pronti per le pagelle?
Las Vegas, è di Andrea Kimi Antonelli il titolo di Hammer of the Day
C'è un paradosso nella stagione di Andrea Kimi Antonelli: ciò che lo ha frenato nel Vecchio Continente è lo stesso che oggi ci permette di capire quanto valga davvero.
Il Pagellone del Gran Premio del Brasile
"Ma è un canto brasileiro", cantava Lucio Battisti. E davvero, a Interlagos, tutto sembra seguire un ritmo diverso: quello del samba, del cuore e del motore. Lì dove l'asfalto respira ancora il nome di Ayrton Senna, ogni curva è una nota e ogni sorpasso un colpo di percussione. Il circuito José Carlos Pace non è solo una pista: è un palcoscenico dove la passione brasiliana si mescola al rombo dei V6, e la pioggia minaccia di far parte dell'orchestra. Tra nuvole in agguato, salite assassine e tifosi che cantano più forte dei motori, abbiamo assistito ad un week-end tutto ritmo e coraggio. Perché a Interlagos, più che una gara, va in scena una samba in piena velocità.
Brasile, è di Max Verstappen il titolo di Hammer of the Day
Nella domenica di Interlagos è stato inaugurato il nuovo format Hammer of the Day, che permette alla community di Hammer Time di votare, attraverso un sondaggio pubblicato nelle nostre Instagram e Facebook Stories, il "migliore in pista". Non si tratta, però, di una semplice votazione: il pilota scelto non solo conquista il riconoscimento del sondaggio, ma diventa anche protagonista di un editoriale firmato da Jacopo Mandò, che trasforma così le preferenze della community in un approfondimento articolato e riflessivo. E chi se non Max Verstappen, con oltre il 60% dei voti, poteva essere il primo protagonista di questa nuova corrente editoriale? Buona lettura.
Il Pagellone del Gran Premio del Messico
Tanto Messico e poche nuvole sull'autodromo intitolato alla memoria degli Hermanos Rodriguez, per un appuntamento decisivo del Mondiale che, tra strategie e maracas, si è rivelato uno dei più movimentati della stagione. Curve da ottovolante e un rettilineo che pare l'Autostrada del Sole, con l'aria rarefatta dell'altitudine che mette a dura prova motori e freni. Intorno, un pubblico in delirio, un'arena viva che ribolle come un pozzo di lava: un arabesque tapatío di suoni, colori, sombreri e maschere.
Il Pagellone del Gran Premio degli Stati Uniti
Prendete posto al saloon e lucidate gli stivali, perché la Formula 1 fa tappa nel Far West. Austin ci accoglie con il suo sole rovente, l'aria polverosa e le curve del COTA che si attorcigliano come serpenti nel deserto. Un'edizione da record, con oltre 450.000 spettatori pronti a tifare sotto il cielo del Texas: d'altronde, è normale che ai texani piaccia la Formula 1 - è uno dei pochi sport dove le dispute si risolvono ancora con i duelli.
Il Pagellone del Gran Premio di Singapore
Voliamo a Marina Bay per il diciottesimo Gran Premio della stagione! Uno dei tracciati più suggestivi del calendario, dove la notte si accende dei riflettori del circuito e la realtà si confonde con il miraggio. Le luci artificiali scintillano sull'asfalto, ma non bastano a rischiarare una gara piena di ombre: duelli solo abbozzati, colpi di scena mancati e un sottofondo di tensione che sembra promettere più di quanto poi mantenga. Eppure, come ogni anno, Singapore resta un piccolo teatro di magia e illusione, dove anche una scintilla può bastare per incendiare la notte del Marina Bay Street Circuit.
Il Pagellone del Gran Premio d'Azerbaijan
Prendete Monte-Carlo, spolveratela di petrolio e cultura persiana, poi stendetela come fa vostra nonna con la pasta fatta in casa. Ecco Baku. Serve Google Maps per capire dove sia l'Azerbaijan, ma bastano tre parole per capire cosa sia questo circuito: vento, muri e velocità. Un tracciato capace di mischiare rettilinei interminabili e curve che sembrano vicoli medievali, in cui ogni centimetro sbagliato può trasformare un sogno in rottami. Ma partiamo con il Pagellone di Baku: potete leggerlo comodamente qui sul sito e, prossimamente, anche in formato cartaceo sulle tovagliette della pizzeria e nelle riviste del vostro dentista di fiducia. Perché certe valutazioni, volenti o nolenti, vi lasceranno a bocca aperta.
Il Pagellone del Gran Premio d'Italia
Italiani: stilisti nell'anima, piloti nel cuore, costruttori nel DNA. E qui, al Tempio della Velocità, tutto questo prende forma in uno degli spettacoli più travolgenti del pianeta: tribune che esplodono come fuochi d'artificio, bandiere che sventolano al ritmo della passione, un'onda rossa di esaltazione che nessun altro circuito osa nemmeno imitare. Un week-end da tutto esaurito… proprio come l'animo dei ferraristi, spremuto tra illusioni, colpi bassi e quella fede incrollabile che resiste a ogni delusione. Benvenuti al fine settimana brianzolo: un concentrato di adrenalina, rassegnazione e ironia, perché a Monza si soffre, si ride e - soprattutto - si giudica. P.S. Siamo arrivati tardi, è vero. Ma nel fine settimana c'è chi è riuscito a fare peggio: citofonare Bagnaia.
Il Pagellone del Gran Premio d'Olanda
Dimmi quando - quando quando - qualcuno riuscirà a convincermi che Zandvoort non sia una pista meravigliosa, con la sua eleganza intrisa di mito. Curve in pendenza, una cornice spettacolare e una storia che sa di leggenda: sembra disegnata apposta per farti innamorare. Eppure, la gara è stata un lento trascinarsi: poche scintille, qualche crepacuore sparso qua e là, momenti di afflizione, agonia e patimento. Perché sì, il circuito è un gioiello, ma le monoposto moderne lo rendono un carillon che gira a vuoto. E preferire un Tilkodromo a questa meraviglia è lecito, certo… ma è come scegliere un CD di Tony Tammaro al posto di un disco dei Pink Floyd.
Il Pagellone del Gran Premio d'Ungheria
Primo week-end di Agosto, quello delle partenze intelligenti. Ma a Budapest, di intelligente c'è stato ben poco. Tra strategie discusse, sorpassi che non arrivano e gare che si decidono più al muretto che in pista, il Gran Premio d'Ungheria ha avuto il ritmo teso e appiccicoso di un'autostrada nell'ora di punta. A rendere l'arrivo sul podio ancora più surreale, ci ha pensato puntualmente il premio tipico di questo week-end: il prestigioso servizio in ceramica ungherese di piatti e zuppiere.
All for Kimi
Sotto quel casco tricolore, con gli occhi arrossati e il cuore più pesante dell'asfalto bagnato, c'è un ragazzo che porta sulle spalle più aspettative di quante ne dovrebbe reggere un diciottenne.
Il Pagellone del Gran Premio del Belgio
Agosto è alle porte, il paddock già sogna infradito, mojito e cruciverba sotto l'ombrellone, ma prima c’è Spa-Francorchamps: che pista, ragazzi. Un circuito da lancio del reggiseno, dove anche il meteo ha il carisma di un personaggio di Tarantino. Diluvia, smette, torna il sole, poi si rannuvola di nuovo - e nel frattempo è passata un'eternità. L'unica gara dove la differita su TV8 è finita prima della diretta su Sky Sport F1 Italia. Quindi prendete fiato, preparate l'aperitivo e lasciate perdere il sudoku. Sta per iniziare lo Spa-gellone del Gran Premio del Belgio. E sì, ha piovuto. Ma solo sul bagnato.
Il Pagellone del Gran Premio di Gran Bretagna
Ladies and gentlemen, benvenuti a Silverstone. Qui, dove il vento e l'erba accarezzano l'asfalto di un vecchio aeroporto militare, si respira qualcosa di diverso. Un profumo di storia, di motori ruggenti, di glorie passate e di leggende future. Questa è la culla della Formula 1, il suo cuore pulsante. Il tempio sacro per ogni appassionato. Chiudi gli occhi, e puoi sentire l'eco dei V12 BRM, dei sorpassi di Hunt, del baffo orgoglioso di Mansell, della classe di Button, e dei pionieri come Collins e Hawthorn. Silverstone non è solo un circuito: è un racconto vivo. È la Formula 1 di ieri, di oggi, di domani. Che posto, ragazzi. Che posto.
Il Pagellone del Gran Premio d'Austria
Austria. Roba grossa. Un circuito incastonato nei monti, fra strade strette, fattorie e prati. Terra di campioni veri - Lauda, Rindt, Berger - e di manager leggendari, come Helmut "Guè" Marko, l'uomo che ha più talenti in panchina che parole gentili nel vocabolario. In questa cornice da cartolina, il glorioso Red Bull Ring è testimone di nuove imprese al volante: quelle di Lance Stroll, che in mezzo a tutta questa storia, ci sta come il ketchup sulla carbonara.




















