Qatar, è di Max Verstappen il titolo di Hammer of the Day

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Jacopo Mandò
Verstappen Hammer of the Day

Non giriamoci intorno: in pista c'è una forza d'urto che impone costantemente la propria linea, mentre gli altri non possono fare altro che tentare di resistere al contraccolpo.

Quel qualcuno, da anni, ha un nome che il Motorsport pronuncia quasi con timore: Max Verstappen.

Sotto le luci del Qatar ha sovvertito una gara già apparecchiata per le McLaren. "Destroyer of Worlds": i mondi, stavolta, erano arancioni papaya, polverizzati al contatto con una volontà che non conosce tregua né resa.

In una stagione sedata dalla gestione, da corse anestetizzate da consumo e calcolo, Verstappen ha scelto un'altra grammatica: c'è uno spazio? Ci infilo la macchina. Non c'è? Lo creo. È la lingua primordiale del pilota puro, quella che trasforma ogni metro di pista in territorio da conquistare.

A Lusail parte terzo, con le McLaren davanti.

Poi lo spegnersi dei semafori: Curva 1 diventa un ordigno innescato. Alzare il piede? Mai. L'istinto suggerisce prudenza, lui lo silenzia. Norris esita un battito di ciglia, Verstappen no: ed è in quell'istante che il Mondiale cambia colore.

Il resto è una partitura che anche Ludwig Göransson potrebbe incidere: ritmo delle soste, controllo quando serve, violenza misurata quando il cronometro pretende tributi. Pit-stop, gestione, attacco. Ogni gesto, al secondo giusto.

Certo, le McLaren hanno sbagliato.

Strategia rivedibile, occasione dilapidata.

Ma, con il massimo rispetto, chi se ne importa.

La sostanza è un'altra: comunque vada Abu Dhabi, Max ha già trasformato una stagione tiepida in una rimonta furiosa e in una insperata e inaspettata lotta a tre.

Si torna lì dove tutto è cominciato nel 2021. Allora fu la prima pagina. Oggi siamo alla soglia di un quinto sigillo, con il nome di Juan Manuel Fangio che riaffiora nei sussurri del paddock.

I paragoni li consegneremo al futuro: adesso conta solo questa settimana, il bivio che decide da che parte starà la storia.

In un'annata tutt'altro che memorabile, qualcosa da trattenere lo avremo comunque: il ricordo di quei giorni in cui valeva la pena fermare il respiro e ascoltare un motore che sale, che minaccia, che promette.

Max è il pilota che ha preso una stagione esausta e l'ha portata alla temperatura critica: il distruttore di mondi che, paradossalmente, ogni volta ne forgia uno nuovo: un mondo in cui l'unica legge è quella del piede destro, e in cui la paura non ha nemmeno il tempo di trovare una sedia.