Il "fenomeno" Oscar Piastri. Falsi storici e dove trovarli

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Debora Agarossi
Oscar Piastri

Misurata, paziente, letale. Questi sono i tratti che caratterizzano la cavalcata di McLaren, da una vettura costantemente doppiata ad inizio 2023, alla vettura più veloce del Circus solo un anno e mezzo dopo. Il lavoro svolto a Woking negli ultimi anni ha il sapore di un piano perfetto, in cui la consapevolezza di limiti e ritardi non è mai stata un handicap, ma un punto di partenza per sviluppare i passi successivi con coraggio, pazienza e meticolosità.

McLaren ha sempre voluto vincere la guerra, accettando di rinunciare a qualche battaglia, ma con una visione strategica assolutamente lungimirante. Dietro a questo lavoro impressionante, tra tutti gli uomini in forze alla storica scuderia, spiccano due figure: il CEO Zak Brown e il team principal Andrea Stella. Il primo ha lavorato sodo per recuperare una situazione finanziaria tutt'altro che idilliaca, facendo scelte difficili, attirando l'attenzione di sponsor importanti, accaparrandosi uomini strategici e costruendo nuove infrastrutture per facilitare lo sviluppo delle monoposto.

Il secondo ha preso tutto quello che di buono e di cattivo gli è stato fornito dal primo e ha delineato un percorso di crescita incessante, lavorando per creare una mentalità vincente all'interno di un team che sembrava agonizzare sugli allori ormai da troppo tempo. La leadership dell'ingegnere di Orvieto si è concretizzata quindi nella creazione di un gruppo di elevato spessore tecnico, capace però anche di agire con pazienza e freddezza, introducendo aggiornamenti mirati in un calendario sempre più lungo.

È tutto apparentemente meraviglioso, ma perché il Mondiale Costruttori è ad oggi tutt'altro che ipotecato? E come mai Max Verstappen è ormai ad un passo dal quarto titolo piloti consecutivo?

Il lavoro del muretto non è sempre stato impeccabile in termini di strategia, ma il problema principale sembra ad oggi… risiedere nei piloti.

Se Lando Norris ha indubbiamente mostrato la propria velocità in più occasioni, ma è sembrato più volte mancare di quella freddezza necessaria per agire da campione nei momenti cruciali, cosa possiamo dire invece di Oscar Piastri? È davvero quel fenomeno di cui tutti parlano? Una domanda, questa, che ci siamo posti innumerevoli volte nelle nostre dirette Twitch, navigando nel dubbio gara dopo gara. Oggi vogliamo prenderci qualche minuto per affrontare l'argomento partendo da un presupposto che riteniamo possibile oggetto di dibattito, poiché preponderante in diversi vostri commenti:

"Piastri è di gran lunga migliore di Norris".

A nostro parere, la risposta è no. O meglio, non in quello che conta di più: la velocità.

Oscar ha stupito nelle categorie minori e ha mostrato una calma e un sangue freddo che al compagno ad oggi mancano, ma non è stato in grado - fatta eccezione per il capolavoro di Baku - di essere incisivo in termini di prestazioni, perdendo ampiamente il confronto con Norris. L'australiano sconta infatti un 14 a 7 in termini di risultati in gara, corrispondente a 69 punti di distacco in classifica, che si trasforma in un impietoso 18 a 3 se si guardano i risultati delle qualifiche.

Di fronte a questi numeri, al momento sembrerebbe ancora il numero 4 il cavallo giusto su cui puntare.

"Ma Piastri è solo al secondo anno su una vettura competitiva", diranno in molti.

Vero, ma si prenda atto, allora, del fatto che non sia il fenomeno di cui tutti parlano. Perché Lewis Hamilton, da rookie, ha suonato come un tamburo un Fernando Alonso reduce da due titoli consecutivi, e Charles Leclerc, al primo anno in Ferrari, ha pensionato un quattro volte Campione del Mondo come Sebastian Vettel.

Peccato che Norris non sembri essere l'uomo giusto al momento giusto per motivi che esulano da una velocità che, a Lando, non è mai mancata. Peccato perché, dopo così tanti anni a bocca asciutta, il doppio titolo in casa McLaren sarebbe stata una consacrazione.