Operazione Cabala

By
Luca Lozietti
Ferrari, Scuderia Ferrari

Nel 1999, la Scuderia Ferrari conquistò il Campionato Mondiale Costruttori di Formula 1 dopo ben sedici anni di attesa. Un'impresa che fu portata a termine sotto la guida di un team principal francese, Jean Todt, e che si concretizzò in un'appassionante lotta contro la McLaren.

La stagione vide alternarsi ben tre piloti: Michael Schumacher, che dovette fare i conti con un infortunio che lo tenne lontano dalle piste per un periodo, Mika Salo che lo sostituì, ed Eddie Irvine, ormai pronto a salutare la Ferrari per abbracciare nuove sfide. Oggi, a distanza di venticinque anni, l'eco di quella storica vittoria sembra riecheggiare nella stagione 2024.

La Scuderia non riesce a sollevare il titolo Costruttori da ben sedici anni, da quando nel lontano 2008 (sotto la guida del team principal Stefano Domenicali e di un Todt in "formato" direttore generale) tagliò il traguardo con Felipe Massa e Kimi Raikkonen, consegnando l'ultimo Titolo Costruttori a Maranello.

Al timone, anche in quest'occasione, vi è un un francese, Frederic Vasseur, e la battaglia si svolge ancora una volta contro la temibile scuderia di Woking. Durante l'annata, anche quest'ultima stagione ha visto l'ingresso di un terzo pilota, Oliver Bearman, chiamato a sostituire Carlos Sainz, costretto a saltare il Gran Premio di Jeddah a causa di un'improvvisa appendicite, e che concluderà la sua avventura vestito di Rosso al termine dell'imminente fine settimana di Abu Dhabi.

Nell'indole di chi scrive, il concetto di destino suscita sempre un certo scetticismo. Ma la coincidenza che lega questi due momenti storici appare quasi troppo pregnante per non meritarne un pensiero. La stessa Scuderia Ferrari, che nel 1999 conquistava il Mondiale a sedici anni di distanza dal precedente, si ritrova, dopo venticinque anni, a lottare nuovamente per un titolo che manca da ben sedici stagioni, nell'ultimo appuntamento disponibile.

Una cifra che richiama, con una sorta di sinistra poesia numerica, quel passato che non smette di tormentare le menti dei tifosi. Eppure, la Ferrari di oggi affronta questa sfida con un vigore nuovo, al termine di una stagione che definire semplicemente straordinaria sarebbe un eufemismo.

Con un equilibrio di forze che ha visto sette vincitori diversi, un dato che solo ad inizio anno sarebbe stato considerato frutto di fantasia, la Formula 1 ha vissuto una delle sue stagioni più equilibrate e affascinanti, destinata ad entrare nella storia della disciplina, probabilmente dall'ingresso principale.

La lotta è serrata, eppure la compagine di Maranello arriva ad Abu Dhabi con un gap di 21 punti dal leader della classifica. Una cifra non indifferente che riecheggia come un'onda potente, che può sembrare tanto insormontabile quanto imminente da ridurre.

Guardando indietro, potrei riflettere su come, con un pizzico di costanza in più, il divario attuale sarebbe potuto essere ben più esiguo, o addirittura nullo.

Ripenso agli eventi di Baku, costati alla scuderia 15 punti che, oggi, avrebbero potuto rivelarsi cruciali. E ancora, la debacle successiva al Gran Premio di Monaco, un capitolo che, più di ogni altro, rischia di rimanere impresso nella memoria collettiva come il punto di non ritorno di una stagione che avrebbe potuto essere ben diversa.

Tuttavia, non è il passato a fare la Ferrari di oggi.

È la capacità di reinventarsi, di tornare a sognare.

Dopo una pausa estiva che ha permesso alla Scuderia di riflettere e riorganizzarsi, gli uomini di Vasseur (al quale vanno attribuiti enormi meriti) son riusciti a riportare il Cavallino alla ribalta, spingendo Charles Leclerc e Carlos Sainz a giocarsi il titolo con una costanza che, fino a poco tempo fa, sembrava un miraggio.

Ora, l'attenzione è tutta su Yas Marina, l'ultimo appuntamento di un campionato che si preannuncia denso di tensione e, al contempo, di malinconia.

Perché, al termine di questa sfida, una lunga pausa ci separerà dalla prossima stagione, che potrebbe, però, rivelarsi come una delle più epiche di sempre. E così, mentre il sipario si prepara a calare su questa stagione che ha incantato e sorpreso, non posso fare a meno di citare una verità eterna, un famoso adagio che, nel contesto della Ferrari e della Formula 1, sembra sempre trovare il suo posto:

"It ain't over till it's over".

E chi sono io, eterno ed inalterato sognatore, per non poterlo ribadire?